27 Febbraio 2022

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Carissimi amici,
 
questa  iniziativa  “CARNEVALE IN SICILIA” è un  contributo
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“Alla storia, all’arte, alla cultura ed alle tradizioni della nostra Sicilia” 
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Ci proponiamo così di far conoscere meglio gli aspetti, le tradizioni, gli appuntamenti, le sfilate dei carri allegorici, la cucina e le golosità di questa antica festa.

In questo Magazine  vi raccontiamo, servendoci anche di tantissime belle fotografie,  i più noti carnevali siciliani  e le iniziative culturali che ruotano attorno a questa festa pagana di antichissime origini, non mancando di stuzzicare  i vostri palati proponendovi le ricette delle “Chiacchere”, della “Testa di Turco”, della “Pignoccata” e di tante altre tradizionali leccornie.

Mariano Barbara


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In Sicilia anticamente la festa più allegra dellanno, il CARNEVALE, aveva inizio subito dopo l’Epifania e durava più di un mese, sino al giungere della Quaresima.

Carri e sfilate allegoriche, rievocazioni e pantomine storiche, danze ed antichi riti propiziatori: erano tante le manifestazioni che si svolgevano in quelloccasione.

Parecchie le città che in Sicilia vantano noti e famosi carnevali come quello di Palazzolo Acreide, la cui tradizione è antica nel tempo. Qui fino agli anni sessanta si approntavano nelle due piazze principali i veglioni (i vagliuna) con i botteghini, dove si giocava al “sottonovanta” e dove si danzava. Oggi durante il Carnevale si balla in piazza e nei locali notturni, durante le sagre di salsiccia e cavatieddi e nelle grandi sfilate di carri allegorici e di gruppi mascherati che si tengono la domenica ed il martedì prima delle Ceneri.

Anche a Bronte, dove un tempo sfilavano “Laddatori”, le maschere locali che rappresentano le classi più povere della città, ogni anno ritroviamo per le vie della città i carri ed i gruppi mascherati, come a Paternò, dove però non si vedono più le donne, invitare gli uomini a ballare, vestite con mantelli neri e maschere.

Mezzojuso, durante il carnevale possiamo assistere ad una manifestazione, le cui origini risalgono al XVII secolo, che si svolge nella pubblica piazza, “Il Mastro di Campo”, interpretata da circa 90 personaggi che indossano costumi che si rifanno al sec. XV e che racconta la storia d’amore fra il Mastro di Campo e la Regina.

Tra i più noti di tutta la Sicilia, il carnevale di Sciacca. Di antiche origini, oggi per la realizzazione dei carri e delle maschere allegoriche, la cui sfilata inizia il sabato e finisce il martedì grasso, sono coinvolti artigiani, scultori ed architetti. Durante la festa si possono inoltre gustare le pietanze tipiche: salsiccia, maccheroni al sugo e cannoli di ricotta.

Misterbianco, la domenica antecedente quella di Carnevale , la domenica di Carnevale ed il martedì grasso, possiamo assistere alla sfilata di centinaia di maschere, i cui abiti sono realizzati con grande maestria ed in materiali pregiati.

Durante il carnevale di Belpasso la consueta sfilata dei carri è preceduta dal recital dei poeti dialettali locali e a Chiaramonte Gulfi il lunedì sera si effettua la sagra della salsiccia.

Saponara, nel corso della sfilata di gruppi mascherati, possiamo ammirare la tipica figura dell’Orso, realizzata utilizzando pelli di capra.

Corleone,  oltre al consueto corteo dei carri allegorici, il Martedì Grasso si svolge il rogo del fantoccio “Nannu” agghindato con una collana di salsiccia e portato a spalle dal simbolo del Carnevale la maschera del Riavulicchio, che simboleggia la rinascita di questa festa, non celebrata per oltre trenta anni e rinata negli anni 90. Durante il trofeo dei quartieri, viene premiato il carro o il gruppo mascherato più bello.

Novara di Sicilia, si svolge Il Gioco del Maiorchino, durante il quale delle squadre lanciano lungo un percorso , “a maiurchèa”, tipico formaggio pecorino stagionato. Il martedì grasso, durante la Sagra del Maiorchino si possono gustare ricotta, maccheroni di casa conditi con sugo di maiale e cosparsi di maiorchino grattugiato.

E poi ancora  il carnevale di Acireale, teatro delle meraviglie: maschere, coriandoli, luci, fiori, musica e soprattutto tanto calore umano. Le stupende vie e piazze del centro storico di Acireale sono la cornice ideale per uno spettacolo che raggiunge il clou con le sfilate dei carri, attraverso i quali gli artigiani acesi esprimono la loro arguzia e fantasia stimolando quella degli altri.  Qui si ha la comparsa di una maschera con caratteristiche ben definite: l’Abbatazzu, chiamato anche Pueta Minutizzu. La persona mimava nobili o ecclesiastici, portando un grosso libro, da cui facendo finta di leggere, sentenziava battute satiriche e sfottenti. Il XXI secolo e’ il secolo della cassariata, cioè la sfilata delle carrozze (landaus) dei nobili che lanciavano alla gente dei confetti multicolori. Successivamente tali landaus con i nobili proprietari vennero “scalzati” dalla cartapesta.

Nel 1880 ad Acireale si costruiscono i primi carri di cartapesta. Da allora fino ai nostri giorni Acireale ha mantenuto questa tradizione avvalendosi di vari cantieri portati avanti da volenterosi artigiani che hanno realizzato carri sempre piu’ curati.

Se il Carnevale che si tiene ad Acireale è noto per essere il più bello della Sicilia, quello più antico si celebra a Termini Imerese.

Qui infatti, nel 1848 si rifugiarono alcune famiglie napoletane, venute nell’isola al seguito dei Borboni, dopo essere state cacciate dal capoluogo siciliano. Furono loro, i cosiddetti napulitì”, che nel periodo di carnevale promossero una festa alla quale partecipò tutta la città, dando vita a ““U’ nannu ca nanna””.

Le due maschere in cartapesta realizzate alla fine dell’Ottocento, simboli del carnevale termitano, ancora oggi sfilano l’una accanto all’altra a bordo di un carro a loro dedicato.

In origine, a Carnevale le vie del paese erano attraversate da semplici carretti addobbati, ma con la comparsa dei primi mezzi di locomozione, questi furono sostituiti dai carri allegorici sui quali trovavano posto piccole orchestre, mascheroni e pupazzi di carta colorata.

I veri protagonisti del Carnevale termitano sono i carristi, che cominciano il proprio lavoro molti mesi prima che la sfilata abbia luogo, e con passione ed entusiasmo, contribuiscono con le loro opere d’arte alla buona riuscita della festa. La loro è la storia di un’antica tradizione artigiana, che si tramanda di generazione in generazione.

Carta, colla, argilla e ferro, e poi tanta abilità nelle mani. Ecco come prendono forma i personaggi che fanno bella mostra di sé sui carri allegorici. Ogni anno vengono scelti temi diversi e gli artisti danno sfogo alla loro fantasia, ma la principale fonte di ispirazione resta senza dubbio la politica, rivista però attraverso la satira.
Il martedì grasso la festa si  conclude con il rogo del “Nannu, il personaggio bassino e gioviale che durante la sfilata lancia coriandoli e confetti e invita tutti a ballare.

E’ lui che rappresenta il Carnevale, e la sua “condanna” al rogo, alla mezzanotte del martedì precedente le ceneri, segna la fine del periodo dell’allegria. La “Nanna”, invece, è una donna esile ed alta, simboleggia il dolore e la penitenza della Quaresima, ma veste con molta civetteria.

Uno dei momenti più divertenti ed atteso della festa, è la lettura del testamento del nannu da parte del notaio Menzapinna (diventato ormai una figura tipica del carnevale imerese), nel quale vengono messe alla berlina le personalità più in vista della città.

Anche il fasto culinario legato al Carnevale è un degno segnale dell’abbondanza della ricorrenza: durante questa settimana si fa largo uso di sughi di carne e di pietanze elaborate, come i “Maccheroni al ragù con la cotenna” e l’antico  “Minestrone del giovedì grasso” preparato nella Contea di Modica e,dulcis in fundo, di dolci ricchi come le  “Teste di Turco” e dolci meno elaborati come la  “Pignoccata”

Maggiori approfondimenti sulle singole manifestazioni del  CARNEVALE IN SICILIA sono consultabili navigando sul sidebar a destra.

 

Testi e foto liberamente tratti da alcuni siti internet. Ci scusiamo per le eventuali omissioni e siamo a disposizione di coloro che involontariamente non siano stati citati.

 

e.
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